Il progetto di rigenerazione urbana

Nel 2013, ad un anno dall’acquisizione dell’area e dopo quasi un decennio dalla dismissione definitiva da parte dell’Esercito, il compendio della ex caserma Piave presentava tutte le caratteristiche del “vuoto urbano”, uno spazio di proprietà pubblica, con una storia ed un valore testimoniale, oltre che con una significativa consistenza in termini patrimoniali ed una localizzazione strategica, che, perduta la destinazione originaria, da un lato costituiva un fattore di degrado per il progressivo abbandono e dall’altro appariva potenzialmente appetibile da parte di una pluralità di soggetti portatori di interessi diversificati.

L’evoluzione dell’ esperimento di rigenerazione urbana che prende conseguentemente avvio nell’area è riconducibile ai seguenti fondamentali momenti, dei quali vengono di seguito evidenziati gli aspetti più rilevanti, come traccia per la lettura e l’interpretazione degli eventi e dei documenti che vengono offerti nelle sezioni relative alle singole fasi, per l’analisi di dettaglio:

– L’ascolto

– Il processo decisionale

– Le scelte operate

– Le fasi del progetto

– Lo stato dell’arte (aprile 2016)

Immagini: Servizio OO.PP., Casa dei Beni Comuni, Alice Bettolo.

L’ascolto.

E’ importante sottolineare lo specifico ruolo propulsivo svolto fin dalla fase embrionale della vicenda da alcuni soggetti operanti sul territorio a diverso titolo e con logiche non assimilabili, che intravedendo per primi nella ex caserma Piave l’opportunità di trovare uno spazio ottimale per le proprie iniziative, non solo hanno stimolato con le loro richieste l’Amministrazione ad una riflessione più ampia sul destino del compendio, ma si sono anche sostituiti al Comune nelle impegnative operazioni di pulizia e riordino dell’area che hanno costituito l’ ineludibile presupposto dell’avvio del progetto.

Già dal 2012 l’ Associazione di promozione sociale Casa dei beni Comuni (che ancora rappresenta, in certo senso, il cuore pulsante del progetto), ma anche il Gruppo Alpini Cavarzano Oltrardo e l’associazione Val Belluna Emergenza (che in seguito hanno invece rinunciato agli immobili loro assegnati, per motivazioni di varia natura, non riconducibili a responsabilità dell’Amministrazione o degli Uffici, quanto piuttosto a valutazioni più approfondite, operate a posteriori, sulla portata dell’impegno connesso alla realizzazione degli interventi, oppure all’emergere di nuove opportunità di localizzazione delle proprie attività) avevano manifestato il proprio interesse per alcuni degli immobili presenti nel compendio, alcuni impegnandosi anche, su base volontaria, sostenuta dall’Amministrazione nell’ottica della sussidiarietà, in operazioni iniziali di manutenzione degli stessi e delle aree libere.

Per Casa dei Beni Comuni, in particolare, la ex caserma Piave, dopo la disponibilità manifestata il 9 febbraio del 2013 in un’assemblea pubblica dal Sindaco Massaro, da poco eletto, rispetto al progetto di auto-recupero e autogestione di uno spazio pubblico, è divenuta la prospettiva più concreta di poter finalmente creare uno spazio sociale autogestito, il luogo di cittadinanza” elettivo in cui esprimere e concretizzare il bagaglio di esperienza maturata in un percorso di anni di impegno politico e sociale (caratterizzato anche da un aspro confronto con l’Amministrazione comunale, segnato da episodi come le dure reazioni alla occupazione della scuola dismessa di Levego),”rovesciando la logica delle aree militari, interdette alla popolazione e avvolte dalla segretezza, per farne uno spazio aperto, luogo di incontro e di relazione“.

Per il Gruppo Alpini Cavarzano Oltrardo la richiesta di disporre di uno spazio per la propria sede all’interno della ex caserma sicuramente presentava implicazioni connesse al valore storico e testimoniale che il compendio riveste, in relazione alla secolare storia della presenza militare in città.

Per tutti tre i soggetti gli interessi in gioco erano anche di natura più pragmatica, correlati all’indubbio potenziale in termini di dimensioni e caratteristiche, stato di conservazione, disponibilità di infrastrutture, accessibilità e localizzazione degli edifici disponibili.

Le richieste comunque testimoniavano dell’esistenza di potenziali istanze, molteplici ed articolate, che avrebbero potuto trovare soddisfazione all’interno degli spazi della ex caserma Piave; rispetto ad esse l’Amministrazione ha dimostrato capacità di ascolto attivo, traendo dalle sollecitazioni singole l’orientamento a procedere ad una valutazione complessiva, in chiave innovativa, delle sorti del compendio.

Il processo decisionale.

Anche l’impostazione dell’ apporto tecnico che gli uffici hanno inteso fornire al processo decisionale è stata di tipo innovativo.

Quale strumento di supporto alla decisione relativamente alle opportunità di valorizzazione patrimoniale del compendio, il Servizio Opere Pubbliche del Comune, in sinergia con il Servizio Patrimonio, ha predisposto e sottoposto all’Amministrazione a dicembre 2013 lo studio dal titolo “Area ex Caserma “Piave”. Analisi dello stato di fatto e prospettive di valorizzazione”.

A partire da una approfondita ricognizione dell’area e dall’analisi di alcuni aspetti identificati come strategici

a) destinazione urbanistica dell’area;

b) destino dei corpi edilizi esistenti;

c) soggetti coinvolti negli interventi di recupero dell’area;

d) rapporto dell’area con il contesto;

si è cercato di delineare il quadro di tutte le opzioni in campo (identificando le ipotesi estreme ed il range delle opportunità intermedie ed i presupposti teorici, nonchè le implicazioni procedurali e le conseguenze pratiche correlate ad ognuna di esse), offrendo alla sfera politica non già una proposta di natura tecnica preconfezionata, quanto piuttosto uno strumento metodologico utile ad orientarsi efficacemente ed in modo consapevole e trasparente nel percorso di scelta mirato all’identificazione del tipo di valorizzazione da privilegiare.

Lo studio ha posto in evidenza i vantaggi offerti, in un quadro decisionale caratterizzato da una notevole complessità di valutazioni, dall’attivazione di una procedura propedeutica ad ogni decisione, che offrisse l’opportunità alla più vasta gamma possibile di soggetti, di manifestare l’eventuale interesse per forme di utilizzo, anche a fini economici, di parti del compendio (sia per iniziative di nuova costruzione, previa demolizione dell’esistente, che di recupero dell’esistente), per raccogliere stimoli progettuali provenienti da differenti soggetti rappresentativi della comunità locale, facilitare una stima più realistica del valore degli immobili presenti nell’area , individuare, nell’ambito delle alternative delineate, le opzioni realisticamente percorribili e preferibili per l’Ente e per la collettività.

A tal fine veniva proposto uno schema finalizzato alla impostazione di un eventuale bando per la manifestazione di interesse, per facilitare all’Amministrazione il percorso di selezione delle opzioni ritenute preferibili.

Le scelte operate

Alla luce delle opzioni delineate nell’ambito dello studio, l’Amministrazione Comunale ha riconosciuto al tema un potenziale ruolo specifico nell’ambito delle sue politiche culturali e sociali basate su solidarietà, pluralismo, sussidiarietà e sul connubio tra ambiente e cultura come mezzo per il miglioramento della qualità della vita, identificando nel compendio una occasione per ripensare le funzioni del territorio, reinventare l’uso degli spazi, mettere a sistema interessi e opportunità di diversa natura e sviluppare nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale, ed ha assunto quindi una serie di decisioni conseguenti:

  • l’adesione ad una ipotesi di valorizzazione patrimoniale intesa non nel senso di uno sfruttamento economico del compendio, quanto come massimizzazione dell’impatto sociale positivo del recupero dello stesso e, nel contempo, quale attivazione di meccanismi di manutenzione e recupero quasi “a costo zero” per l’ente ;

  • il mantenimento nell’intera area del compendio della zonizzazione urbanistica di Piano Regolatore “F”, con conseguente destinazione ad attività finalizzate a soddisfare un interesse pubblico;

  • il recupero dei corpi edilizi esistenti, non solo in considerazione del loro valore economico e delle condizioni di conservazione, ma anche per il valore testimoniale riconosciuto al compendio;

  • la destinazione degli immobili a progetti innovativi e sostenibili, a specifico contenuto culturale, aggregativo, sociale, sportivo, formativo ed imprenditoriale;

  • la pubblicazione di un bando per l’assegnazione degli spazi ed il successivo riutilizzo, con la massima apertura a soggetti diversificati, portatori di interessi ed esperienze molteplici (dagli enti alle associazioni, dalle imprese ai singoli, dalle organizzazioni strutturate ai gruppi di interesse non ancora formalizzati), capaci comunque di raccogliere ed organizzare energie, strumenti e risorse per il conseguimento di un obiettivo chiaro e compatibile con le finalità del bando e di garantirne lo sviluppo nel tempo;

  • la possibilità di presentare le proposte in modalità diversificate ed a vario grado di approfondimento, (dall’idea, al programma di intervento, fino al progetto in senso stretto).

E’ nata così l’idea della “Cittadella del terzo settore”, un progetto riconducibile all’ambito della rigenerazione urbana, che, alla luce degli obiettivi di contenimento del consumo di suolo e di valorizzazione del patrimonio pubblico (che rendono necessario dare massima priorità al riutilizzo degli immobili e delle aree dismesse) ed a fronte di risorse pubbliche destinate allo sviluppo territoriale sempre più scarse e, nel contempo, di nuove domande sociali e nuovi stili di vita che chiedono spazi nella città, promuove modalità di coinvolgimento e di collaborazione tra diversi portatori di interesse, scommettendo sulla relazione positiva e virtuosa che si può instaurare tra iniziative che perseguono interessi particolari ed obiettivi più generali che riguardano la collettività ed il bene comune.

Le fasi del progetto

Il primo bando per la presentazione di manifestazioni di interesse è stato pubblicato il 1 aprile 2014 ed ha visto la presentazione di 16 proposte di natura estremamente varia.

Gli aspetti significativi di questa fase iniziale del progetto hanno riguardato:

  • leterogeneità delle proposte e dei materiali pervenuti, in conseguenza della quale gli uffici hanno ideato e predisposto per le valutazioni dell’Amministrazione una griglia che rendesse possibile l’esame comparato delle manifestazioni di interesse, alla luce degli aspetti strategici del progetto già delineati nello studio preliminare e nel bando, corredata di una breve sintesi di alcuni elementi di analisi di carattere generale e spunti di riflessione correlati (relativi alla congruenza delle proposte, alla concentrazione delle stesse su alcuni immobili ed all’esclusione di altri, alle richieste multiple e alternative, ai settori di attività prevalenti, alle tipologie e caratteristiche dei soggetti proponenti, alle modalità di presentazione delle proposte, alla compatibilità urbanistica e con il Piano di rischio aeroportuale ;

  • la sovrapposizione di interessi sui medesimi fabbricati, che ha generato la necessità da parte degli uffici di attivare un processo di concertazione tramite Tavoli di confronto diretto con e tra i soggetti coinvolti, con individuazione di soluzioni alternative che hanno consentito di risolvere i potenziali conflitti;

  • la complessità dell’individuazione di una formula adeguata per l’assegnazione degli spazi che tenesse conto dell’ articolato quadro delle normative urbanistiche ed edilizie e degli aspetti giuridici e patrimoniali applicabili al caso e, nel contempo, dello spirito di sussidiarietà che anima l’iniziativa, e si traducesse quindi nella definizione più corretta degli specifici contenuti e procedure di approvazione delle convenzioni che avrebbero regolato i rapporti tra Amministrazione comunale e soggetti assegnatari;

  • la delicatezza della gestione del rapporto con i soggetti assegnatari, con la necessità di un lavoro costante e instancabile sui dettagli pratici ed un superamento delle classiche logiche burocratiche, da un lato, per far adeguatamente fronte alle sollecitazioni di alcuni soggetti particolarmente attivi e motivati, dall’altro, per mantenere vivo l’entusiasmo per il progetto di altri soggetti, contrastando gli effetti negativi della progressiva presa di coscienza delle difficoltà e complicazioni inevitabilmente implicite in un processo tanto innovativo e complesso;

  • la necessità di accettare e prendere atto, nella prima fase di avvio e concretizzazione delle ipotesi teoriche, delle rinunce da parte di alcuni soggetti, motivate da valutazioni sulla portata dell’impegno connesso alla realizzazione degli interventi, oppure dall’emergere di opportunità più semplici per la localizzazione delle loro attività;

  • l’importanza della capacità degli uffici, data la carenza di risorse economiche da dedicare al progetto, di supportare o attivare modalità di gestione non convenzionali di alcune problematiche, come per la ripulitura e la manutenzione delle aree libere, realizzata da volontari con il supporto del Comune, o per la necessaria verifica dello stato di conservazione delle reti di acquedotto, antincendio, fognatura, smaltimento acque meteoriche e gas metano presenti nel compendio, realizzata da Bim Gestione Servizi Pubblici spa in quanto assegnataria di uno degli immobili;

  • l’importanza della disponibilità da parte di diversi uffici del Comune ad una collaborazione fattiva e ad un lavoro coordinato,  per garantire il procedere del progetto entro un quadro coerente e corretto dal punto di vista normativo, in tempi compatibili con le esigenze e le legittime aspettative dei soggetti assegnatari (con particolare riferimento ai servizi Patrimonio e Urbanistica, coinvolti insieme al Servizio Opere Pubbliche nell’ implementazione del progetto, rispettivamente per le operazioni di stima degli immobili allo stato attuale e le valutazioni giuridiche e patrimoniali necessarie per l’impostazione delle convenzioni e per la procedura di modifica degli azzonati di P.R.G. dell’area).

Terminato il lungo ed impegnativo processo di verifica e valutazione delle manifestazioni di interesse pervenute, di assegnazione degli spazi, di definizione della formula dello schema tipo di convenzione e dell’ approvazione dei singoli schemi di convenzione da parte del Consiglio Comunale, secondo la procedura imposta dall’applicazione dell’art. 7 delle Norme Tecniche di attuazione del Piano Regolatore Generale, si è giunti alla stipula di 6 convenzioni.

Nel corso della fase di implementazione delle iniziative connesse alla pubblicazione del primo bando sono pervenute ulteriori richieste di spazi nell’ambito del compendio, che, quali testimonianze di un graduale affermarsi della consapevolezza del progetto nella collettività locale, hanno contribuito a sollecitare l’Amministrazione comunale a riproporre nuovamente il bando il 1 novembre 2015, per la presentazione di nuove proposte relative agli spazi ancora disponibili, con la conferma delle medesime finalità, priorità e modalità previste nel bando originario.

Poichè le nuove richieste inoltrate entro il termine del 31 dicembre 2015 non avevano comunque esaurito tutti gli spazi vacanti ed il quadro delle disponibilità si è modificato a seguito di una nuova rinuncia e della recente previsione di un utilizzo diretto da parte del Comune della porzione del compendio finora in uso alla società Bellunum, a marzo 2016 si è ritenuto opportuno riaprire ulteriormente i termini per la presentazione di proposte.

Lo stato dell’arte (aprile 2016)

L’esito del progetto è un work in progress, del quale in questo sito si offre un racconto, che sicuramente conto delle difficoltà incontrate nel gestire un processo non pre-orientato a risultati specifici e fluido ed imprevedibile nel suo sviluppo, conducendolo verso esiti concreti e positivi, seppur lenti, graduali e di natura incrementale.

Dal punto di vista concreto si registra oltre al ripristino delle condizioni di accesso e libertà di movimento nell’intera area, l’attivazione da parte di tutti i soggetti convenzionati degli interventi sugli immobili assegnati (l’edificio n. 8 e l’hangar n.12, parte dell’edificio n. 5 e l’hangar n.10, l‘hangar n. 14, la porzione chiusa della tettoia n. 1, l’hangar n. 13), giunti a livelli differenziati di realizzazione, la verifica e l’adeguamento o potenziamento, ove necessario, delle reti dei sottoservizi (acquedotto, antincendio, fognatura, smaltimento acque meteoriche, gas metano ed energia elettrica) e l’attivazione delle relative utenze.

Nell’ambito dei lavori della associazione Casa dei Beni Comuni, nel mese di luglio 2015, si è svolta nel compendio l’iniziativa dal titolo“Clorofilla”, esperimento di arte pubblica condivisa, che ha coinvolto nella decorazione delle superfici esterne di alcuni edifici dell’ex caserma artisti nazionali ed internazionali che utilizzano come mezzo espressivo la pittura su muro, trasformando il volto del compendio e rappresentando una prima importante sperimentazione di apertura dello spazio alla libera fruizione da parte della collettività.

Ma al di là degli esiti materiali, nel quadro complessivo dell’esperimento assumono un valore non trascurabile gli effetti collaterali di crescita collettiva di consapevolezza e “capacità di fare” prodotti dall’attivazione di questa sorta di laboratorio di innovazione sociale, capace di ridurre le distanze fra i diversi attori, mescolare soggetti, valorizzare risorse eterogenee, superare le criticità del funzionamento della macchina amministrativa e dei servizi.

In primo luogo, quale esito non secondario, il progetto ha dato origine a meccanismi di innovazione della sfera politica ed amministrativa, con la sperimentazione e lo sviluppo di metodi, strumenti e procedure non scontati nell’azione burocratica:

  • sul versante dell’ascolto/stimolo e dell’analisi della domanda di politiche, servizi, spazi (con riferimento particolare alla fase preliminare alla pubblicazione del bando ed a quella di verifica/valutazione delle manifestazioni di interesse pervenute ed attivazione dei tavoli di confronto, per l’assegnazione degli immobili ai singoli soggetti per il successivo recupero e riutilizzo)

  • in riferimento all’offerta di procedure più chiare, snelle e trasparenti di scelta politica e modalità di azione operative ed efficaci per far fronte alle istanze, coordinandole con la complessità del quadro normativo e dei processi istituzionali (con riferimento particolare alla fase del processo a valle delle decisioni sulla assegnazione degli spazi, con la individuazione della formula per l’assegnazione degli spazi nel complesso quadro delle normative urbanistiche, edilizie e degli aspetti giuridici e patrimoniali applicabili al caso, e con la definizione degli specifici contenuti e delle procedure di approvazione delle convenzioni tra Amministrazione comunale e soggetti assegnatari; ma anche nell’implementazione da parte dei servizi comunali delle necessarie iniziative concrete di carattere generale (sottoservizi, utenze, etc.) complementari e di supporto all’azione dei singoli soggetti) ;

  • nel governo complessivo dell’attuazione del progetto in un’ottica organica (per esempio con l’attivazione di modalità di cooperazione fra diversi uffici nel perseguire un obiettivo comune; con l’individuazione, quale elemento strategico per garantire nel tempo la coerenza del progetto e l’armonia del compendio, di modalità di controllo da parte del Comune sulla sistemazione e sulla gestione delle aree libere; con il servizio di ricerca e proposta da parte degli uffici comunali ai soggetti assegnatari di opportunità di finanziamento interessanti, da sfruttare attraverso la costruzione di progetti integrati e partnership fra di loro e con l’Amministrazione; con l’avvio di un processo costante di supervisione, monitoraggio e comunicazione verso l’esterno del progetto, del quale la costruzione di questo sito costituisce l’ossatura).

Ma esiti ancor più significativi dal punto di vista sociale, soprattutto nella prospettiva di un progressivo aumento dei soggetti coinvolti nel progetto e di una inevitabile diversificazione e articolazione dei profili degli stessi, vanno considerate le reti e sinergie sorte spontaneamente tra gli attuali assegnatari degli immobili, mirate, seppur in forma embrionale, ad una gestione coordinata delle problematiche e collaborazione operativa; esse testimoniano infatti le potenzialità del progetto in termini di crescita di capacità autorganizzativa e di maturazione del senso di comunità che fanno ben sperare per lo sviluppo futuro.

Per gli aggiornamenti sull’avanzamento del progetto successivi ad aprile 2016 si rinvia alle sezioni del sito relative al terzo e quarto bando per l’assegnazione degli spazi, alle pagine “AVVISO ANCI – GIOVANI RIGENERAZIONI CREATIVE – Il laboratorio di creatività urbana” e “SPAZIO EX – Ex caserma Piave” ed alla sezione “News”