La caserma Piave rappresenta uno dei tasselli della vicenda che ha visto intrecciarsi strettamente lo sviluppo della città di Belluno con la presenza massiccia dell’esercito, già a partire dagli anni ’80 dell’ ‘800, periodo nel quale si pongono in essere una serie di importanti azioni per vedere riconosciuto alla città un ruolo militare di una certa importanza, come effettivamente accadrà con la promozione a quartier generale della Brigata Alpina “Cadore” e la costruzione della caserma Fantuzzi immediatamente a nord del centro città, cui seguiranno altre caserme (fino ad un totale di 5), che determineranno una presenza costante di migliaia di soldati, con rilevanti ricadute sulla vita economica e sociale della città per tutto l’arco del ‘900.
La storia del sito che ospita la ex caserma Piave risale al 1900, quando il Comune di Belluno, a seguito di contatti con l’Amministrazione Demaniale e Militare fin dal 1889, acquista da privati un appezzamento di terreno di mq. 65.000 in località detta “Prato del Vescovo”, designato dall’Autorità Militare come l’area più adatta ad essere utilizzata quale piazza d’armi, per esercitazioni e manovre.
Con atto stipulato in data 5 ottobre 1905 l’area viene quindi concessa in uso gratuito all’Autorità militare per la durata di 90 anni (con proroga automatica di 29 anni, in assenza di disdetta formale entro il triennio precedente la scadenza del termine), in cambio dell’uso gratuito del parco demaniale attiguo alla Caserma dei Gesuiti in centro città, che l’Amministrazione comunale intende adibire a parco pubblico.
Gli interventi edilizi realizzati sulle aree da entrambe le amministrazioni nel corso della durata della citata concessione (in particolare la realizzazione da parte del Comune del Parco Città di Bologna in centro città e la costruzione, nel 1950, sul sito dell’originaria piazza d’armi, della caserma Piave, che negli anni a venire costituirà un‘ampia area militare con l’adiacente poligono di tiro e l’aerocampo “Arturo Dall’Oro”, acquisendo nel tempo una funzione logistica complementare alla caserma Toigo, a servizio di più reparti della Brigata Alpina “Cadore”) renderanno la situazione sempre più complessa, dando origine a diversi tentativi per giungere alla soluzione delle problematiche correlate alla proprietà dei terreni tramite una permuta degli immobili.
Essa non si concretizzerà però, per effetto sia dell‘evoluzione delle normative in materia di beni demaniali che dell’impossibilità di trovare un accordo economico, anche per l’aumento dei valori dei terreni dell’area concessa all’esercito, connesso al progressivo significativo sviluppo della zona industriale/commerciale della Veneggia.
Cessata nel 1971 la validità della convenzione del 1905 a seguito dell’entrata in vigore del nuovo codice di diritto sostanziale e venuto conseguentemente meno il regime di concessione reciproca delle aree a titolo gratuito, si innescherà una serie di ulteriori contenziosi di natura economica fra le due Amministrazioni.
Nel 2004, a seguito del processo di sostanziale ristrutturazione dell’Esercito italiano che negli anni ’90 aveva condotto dapprima allo scioglimento nel 1997 della Brigata Alpina “Cadore” e successivamente alla soppressione nel 2004 anche del 16° Reggimento “Belluno”, cui sopravviverà esclusivamente il 7° Reggimento Alpini, tutti i beni presenti nell’area militare saranno dichiarati sottratti alla destinazione “difesa”, in quanto non più necessari, e verranno restituiti all’Agenzia del Demanio.
La vicenda si concluderà finalmente il 5 aprile 2012 con la stipula di un atto transattivo che riconoscerà al Comune di Belluno (oltre alla proprietà del Parco Città di Bologna e di un altro immobile) il diritto di proprietà superficiaria sul complesso della ex caserma Piave (corrispondente alla porzione sud-ovest dell’area militare, di superficie pari a mq. 30.950, con tutti gli immobili in essa presenti, per una volumetria di mc. 39.706), a fronte del mantenimento in capo al Ministero della Difesa, per esigenze logistiche, della porzione nord-est del compendio, con il Poligono di tiro e gli edifici pertinenziali.
A partire dal 2013 l’Amministrazione comunale darà avvio alle verifiche ed analisi delle condizioni del compendio, ormai abbandonato da quasi una decina d’anni; dalle ipotesi e valutazioni finalizzate alla sua possibile valorizzazione trarrà origine il progetto di rigenerazione urbana “Cittadella del terzo settore”.