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Il progetto avviato nel 2013 dall’Amministrazione comunale di Belluno presso la ex caserma Piave rappresenta un esperimento di natura sociale, prima ancora che una operazione di riqualificazione urbana e valorizzazione del patrimonio pubblico.

Esso si situa nell’ambito delle sperimentazioni dirigenerazione urbana, intese come tentativi di catalizzare/stimolare intorno ad uno spazio dismesso e degradato, qualificabile come “vuoto urbano”, attenzioni, desideri e progettualità, costruendo occasioni favorevoli per la ricerca e lo sviluppo di positive sinergie tra istituzioni e parti sociali, tra interessi particolari e obiettivi generali di qualità urbana e crescita della collettività.

In alternativa ad una scelta di riqualificazione/recupero dell’area per utilizzi predeterminati o ad una cessione, si è optato per mettere a disposizione il sito e gli immobili in esso presenti per iniziative, proposte, azioni, progetti di riutilizzo sociale (servizi di comunità, luoghi di aggregazione, produzione artistica e culturale, sport, creazione di distretti creativi, impresa sociale, formazione, etc.), valorizzando la progettualità e le risorse di soggetti eterogenei, in grado di produrre a vario titolo “effetti pubblici”.

La stessa sfera pubblica (nelle due componenti politica ed amministrativa) chiamata a trattare le istanze provenienti dalla collettività, si è resa disponibile a rinnovarsi nei metodi e nei meccanismi, tentando di sviluppare nuovi strumenti sia sul versante dell’ascolto/stimolo e dell’analisi della domanda di politiche, servizi, spazi, che dell’offerta di procedure più chiare, snelle e trasparenti e di modalità di azione operative ed efficaci per far fronte a tali istanze, coordinandole con la complessità del quadro normativo e dei processi istituzionali.

L’esito è un work in progress, del quale in questo sito si offre un racconto, che dà sicuramente conto delle difficoltà incontrate nel gestire un processo non pre-orientato a risultati specifici e fluido ed imprevedibile nel suo sviluppo, conducendolo verso esiti concreti e positivi, seppur lenti, graduali e di natura incrementale, ma racconta anche, quantomeno tra le righe, degli effetti collaterali di crescita collettiva di consapevolezza e “capacità di fare” prodotti dall’attivazione di questa sorta di laboratorio di innovazione sociale, capace di ridurre le distanze fra i diversi attori, mescolare soggetti, valorizzare risorse eterogenee, superare le criticità del funzionamento della macchina amministrativa.